Osservatori del mondo e del suo quotidiano, scrutatori del tempo, ideatori instancabili di puntuali performances, ingegneri di creatività e forgiatori di una rara e preziosa allegria visiva, I Santini Del Prete sfrecciano a tutta velocità su tematiche sociali e ambientali come su un moderno Maglev a levitazione magnetica, sempre sospesi ma allo stesso tempo ben ancorati ai binari. Attraverso l'immediatezza d'immagine della loro storica divisa che disegna un percorso iconologico a tappe che inizia trent'anni fa, i ferrovieri non-artisti sostano ora nell'immaginaria Stazione Terra, mansio della non-Arte in cui si trovano a narrare, stupefatti, pungenti e contemplativi, le febbri e le intossicazioni del nostro pianeta.
Inaugurazione mostra giovedì 5 maggio ore 17:30
Performance con la partecipazione di Alessandro Arieti, violinista, ore 18:00
Centro Espositivo del Comune di Cecina, piazza Guerrazzi, Cecina (LI), INGRESSO LIBERO
Quando durante un’intervista fu chiesto al produttore e regista americano John Ford come fosse giunto a Hollywood, nella più grande industria del cinema mondiale, la risposta fu brevilinea e quantomeno spiazzante: “In treno”, disse, accennando un sorriso.
E’ proprio da un binario, che il duo de I Santini Del Prete è giunto alla celebrazione del trentennale di carriera, una tappa importante, un momento da sottolineare per la sua longevità in un percorso significativo e fruttuoso. Dico questo perché osservando la mole degli ultimi lavori presentati in questa mostra, e immaginando un curioso qualsiasi che rivolge loro la domanda “Come siete arrivati a trent’anni di carriera”, probabilmente la risposta sarebbe la medesima, ironica e profonda, pungente e semplice, veritiera e quotidiana, “In treno” è la risposta che immagino. E’ il fattore ‘quotidiano’ infatti, che rappresenta l’origine delle loro performances e che diventa divertente e serio allo stesso tempo nel giocare con la fotografia e con la espansa creatività che li rappresenta.
Di fronte a Franco Santini e a Raimondo Del Prete, non è facile capire se guardarsi indietro, osservare il presente, o pensare al futuro; divengono questi, tre sguardi temporali differenti tra loro e incredibilmente lucidi, che da sempre hanno motorizzato il pensiero dell’essere umano ma che in questo giocoso duo si soffermano in tre differenti stazioni. Ogni volta che ci mettiamo cioè a riflettere sul passato, a osservare il presente o a immaginarci il futuro, i momenti stessi della riflessione generalmente non si afferrano mai, diventando sfuggenti e contaminati, in quanto essi stessi sobbalzano in un continuo movimento inafferrabile. Nel caso de I Santini Del Prete invece, grazie al loro modo di intendere questo strano percorso che caratterizza tutti noi, ogni riflessione ha il suo punto d’approdo, e ogni immagine che a galla oltrepassa la nostra cognizione temporale spesso troppo superficiale, riesce ad avere il suo tempo di sosta. E’ una stazione in itinere la loro visione artistica non-artistica, e sembrerà un paradosso linguistico come definizione, ma di fatto con i loro lavori ormai ben noti che da lungo tempo caratterizzano la non-Arte (autodefinizione del loro percorso), ogni tematica trattata diviene una mansio nella quale sostare – scalzi, per rispetto all’Arte stessa - e riflettere, e dove il tempo si ferma per alcuni istanti lasciandoci spazio per intraprendere il nostro personale viaggio mentale su rotaia. Ora, se noi viaggiatori ci dovessimo soffermare a lungo in queste loro stazioni in itinere, a galla affiorerebbero sicuramente mille domande; domande–risultato della grande efficacia dei loro lavori, senza dubbio alcuno. Ma visto che sul binario uno è arrivato il treno regionale 30 30 proveniente dalla Stazione Terra, la domanda principale tra le mille che in testa del viaggiatore spunterebbe istintiva e per prima, sarebbe una sola; ‘Che cos’è la non-Arte?’ e di seguito consequenziale, la seconda, ‘Che cos’è l’Arte’? E’ questa la forza del messaggio insito nei tratti ironici e iconici de I Santini Del Prete, e cioè il soffermarsi di fronte allo scorrere del tempo con naturale semplicità, e riflettendo sul suo stesso scorrere, grazie alle incisioni profonde che questo lascia indelebili sulla Terra. Possiamo dire quindi che tutto può essere arte, come affermato dal critico Thomas McEvilley, o che non esiste una singola definizione della parola ‘Arte’, come invece ha sottolineato l’ex direttore della sezione pittura e scultura del MoMA William Rubin, e lo stesso affascinante ma sensato risultato alla questione, può esser parallelamente affiancato al concetto di non-Arte. Può essere tutto, o può non avere una definizione propria, certo è che questi due concetti nei loro lavori divengono complementari, compenetranti seppur apparentemente opposti, e a favore di un geniale e intelligente voyerismo artistico. L’Arte e la non-Arte, come per ogni polo opposto in natura, divengono inoltre fugacemente amanti tra loro; cito per questo concetto, un pensiero del loro sodalizio che attesta “Noi, I Santini Del Prete, viviamo la missione di far copulare l’Arte con la non-Arte”. E questa divertita, scanzonata, provocatoria e consapevole affermazione, è una doppia concentrazione di fascino a tutti gli effetti, perché ci porta ad identificare meglio i lavori de I Santini Del Prete.
Franco Santini e Raimondo Del Prete, da attenti ferrovieri, hanno in seno due spiccate capacità: sono osservatori del mondo e del suo quotidiano, e osservatori del tempo e del suo scandire. Sono ideatori instancabili di performances artistiche, ingegneri di creatività e forgiatori di una rara e preziosa allegria visiva; I Santini Del Prete sfrecciano a tutta velocità su tematiche sociali e ambientali come su un moderno Maglev a levitazione magnetica, sempre sospesi in giocose riflessioni, ma allo stesso tempo ben ancorati a terra. Il duo dei non-artisti, attraverso l’immediatezza d’immagine della loro storica divisa, viaggiano lungo un percorso iconologico a tappe che inizia trent’anni fa, e che li porta adesso nell’immaginaria Stazione Terra, luogo di sosta in cui si trovano a raccontare, stupefatti e contemplativi, le febbri e le intossicazioni del nostro pianeta. Lo guardano, lo osservano, lo toccano con mano e lo comprendono a pieno mentre il globo stesso si sgonfia e brucia sotto i mali che ne minano l’esistenza. Ed è proprio il tema dell’ambiente che diviene protagonista nel ciclo delle loro ultime creazioni, e che con la medesima schiettezza di sempre, raffigurano umilmente e scherzosamente in paralleli storici stavolta coi grandi maestri del passato. Se osserviamo ad esempio il ciclo delle Ecodeposizioni si noterà quanto la forza dell’immagine dei loro lavori diventi – fotograficamente parlando - avvolgente per cromatismi e movimento, e strutturata secondo i canoni dei lavori originali. Nell’Ecodeposizione da Lippi Perugino ad esempio, I Santini Del Prete hanno caratterizzato il Polittico dell’Annunziata, capolavoro dell’arte iniziato da Filippino Lippi e terminato da Pietro Perugino nel 1507. Individuando tutto il profondo pathos dell’opera e inscenandolo a loro modo – incrociandosi, supportandosi e coordinandosi vicendevolmente - la composizione spontanea del mimo dei loro corpi è efficace, e allo stesso tempo riesce a delineare i particolari volti poi alla sensibilizzazione del tema in essere. In questo lavoro, il corpo del Cristo è sostituito dal corpo della Terra che, sottoposta al continuo maltrattamento da parte dell’uomo, perde la sua sfericità divenendo oblunga e priva di vita, sgonfiata e quindi da deporre; allo stesso modo, nella Deposizione del Vasari trasposta nell’opera di Franco Santini e di Raimondo Del Prete, la Terra viene nella medesima e mimica maniera deposta, ormai drammaticamente defunta. In questi lavori dei ferrovieri non-artisti, dove si replicano strutture fisiche inscenando semplici gesta, c’è però scandito un gran messaggio e una forte chiave di lettura: nel teatrale screenshot temporale del dualismo sorreggere-abbandonare infatti, si racchiude l’attimo in cui viene illuminato un incrocio di grande spessore; se da un lato si tenta di sorreggere un corpo-terra ormai sfinito e finito, dall’altro si evidenzia un chiaro segnale di spinta verso una sua auspicata rinascita, in quanto una deposizione effettiva non c’è ancora stata. Sorreggere è ‘tenere ancora’, ‘poter fare qualcosa per’, è quel lato della medaglia che ti fa guardare le cose da un altro punto di vista, è quella forte dose di fiducia e speranza che alimenta la vita. Ma è proprio all’interno del messaggio augurale di rinascita che si cela tutto il pensiero de I Santini Del Prete, in quell’ormai iconica divisa da ferroviere, un dress che invita tutti noi a una sfilata di fronte al proprio io, in un abito che indirizza a riflettere sul momento storico nel quale viviamo, tempo-non-tempo in cui la celebrazione dell’immagine è diventata una dipendenza inarrestabile fondata su un micidiale cocktail di successo ed insuccesso.
Certo, la Terra coi suoi acciacchi è al centro dei loro ultimi pensieri compositivi, visto che ne è stata predisposta una Stazione(-Terra) e quindi una fermata, ma se riflettiamo bene noteremo che in tutte le precedenti stazioni, anno dopo anno, fermata dopo fermata, I Santini Del Prete hanno sempre - e da sempre - toccato una moltitudine di tematiche differenti tra loro, ogni volta trattate con delicatissimo buonsenso e con quell’autoironica e spontanea naturalezza che li contraddistingue.
Alessandro Schiavetti
Curatore della mostra
Franco Santini è nato a Vada (Rosignano Marittimo) nel 1951. Ha lavorato nelle Ferrovie dello Stato e ha fatto parte di varie Associazioni Culturali. È stato fondatore dei gruppi artistici La Casa dell’Arte e Lavorare Camminare e ha scritto tre libri: Casetta (Carmignani Editrice), La camicia bianca (Erasmo) e Ali per volare (Carmignani Editrice). Nel 1992 ha dato vita, con Raimondo Del Prete anch’egli ferroviere, al sodalizio artistico I Santini Del Prete. È stato inoltre Presidente del Teatro Ordigno di Vada, e dal 2008 ne è Direttore Artistico.
Raimondo Del Prete è nato a Torre del Greco (Napoli) nel 1957. Ha lavorato nelle Ferrovie dello Stato dal 1979 al 2019 e ha fatto parte di varie Associazioni Culturali. È stato fondatore dei gruppi artistici La Casa dell’Arte e Lavorare Camminare. Ha partecipato al movimento pittorico de “I Tintori” e ha realizzato il progetto fotografico “Arte Domestica”. Attivo dalla metà degli anni Ottanta nella settore della Mail Art e negli anni Novanta è Fondatore del Dipartimento Patafisico Etrusco. Nel 1992 ha dato vita con Franco Santini, anch’egli ferroviere, al sodalizio artistico I Santini Del Prete.
Il sodalizio è nato nel 1992 quasi fatalmente per la curiosa complementarietà dei cognomi di Franco Santini e Raimondo Del Prete, accomunati dalla stesso mestiere di ferroviere e da una comune passione per la mail art, l'arte visiva e la diffusa creatività contemporanea. Si dilettano quali rappresentanti militanti della Non-arte che non è in contrapposizione all'arte, ma bensì in armoniosa dialettica per il completamento degli opposti. Si esprimono con azioni, video, installazioni, opere fotografiche e pittoriche.
www.isantinidelprete.org
Curriculum brevis
tra le numerose apparizioni :
1992
1997
1998
1999
2000
2001
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
2019
2020
2021